mercoledì 19 maggio 2010

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E' mercoledì sera, e il mercoledì può essere qualificato come un pessimo giorno nella mia graduatoria mentale della settimana.
Lunedì è un giorno dignitoso, in quanto non si va a scuola ma si lavora molto diligentemente e molto a lungo alle cose che ho in ballo (fare gli esami, imparare a domare le automobili).
Martedì è un giorno apprezzabile anche se un po' stancante, e nonostante sia spesso foriero di ansia in quanto ci sono gli allenamenti alla sera, in media c'è un sacco di tempo per fare animazione, il che mi fa sempre sentire molto meglio (non so perché andare agli allenamenti mi fa ancora venire l'ansia. Ormai le persone un po' le conosco e so che non sono li tutte riunite per mangiarmi la testa e dirmi che sono un'incapace anche se spesso lo sono, ma non riesco a impedirmelo, prima di entrare in spogliatoio e salutare ho sempre mal di stomaco)...(poi però passa, di solito).
Inoltre e soprattutto il martedì vedo mio papà, il che è sempre fonte di euforia e gratificazione.
Giovedì è un giorno fantastico perché a scuola abbiamo materie divertenti, finiamo a un'ora cristiana nel pomeriggio (alle quattro) e se capita come questa settimana di non avere allenamento al venerdì, torno a casa già oggi (facendo i salti mortali per prendere il treno delle 16.27, e implorando sempre il maledetto tram numero 23 che sia puntuale cazzo).
Il venerdì è un giorno un po' né carne né pesce, perché anche se ho un macello di cose da fare, finisco per farle tutte male e senza sentirmi veramente soddisfatta. Di sera ho allenamento, e se quello va bene torno a casa contenta e mi infilo subitissimo a letto (spesso anche vestita, tanto di solito io vado in giro in pigiama, senza vergognarmene minimamente perché trovo il pigiama un indumento eccezionalmente intelligente) (tranquilli poi al mattino mi lavo e mi cambio, non sono una zozzona, solo che sono pigra).
Il sabato in genere è un giorno fantastico. Esistono i due tipi di sabato principali, i sabati dove torno a casa e i sabati che sto qui perché domenica c'è partita: nel primo caso l'esaltazione è alle stelle perché mi devo alzare prestissimo per prendere il treno delle 6.32. Trovo un gusto perverso nell'alzarmi all'alba per prendere il treno, anche se poi sul treno la tensione cade improvvisamente perché ho compiuto la mia missione e quindi mi viene sonno (oppure fame, oppure, spesso tutti e due, e quindi devo trovare cose eccitanti da fare per rimanere sveglia e non trovarmi inavvertitamente derelitta a Bologna). Una volta a casa mi beo della bellezza della campagna e della compagnia di mio fratello, della presenza di un divano molto largo e di tutte le fantastiche aberrazioni televisive a cui ho accesso quando sto lì, del giardinetto con l'erba rasata di fresco e della cucina a mia disposizione (non solo per mangiare, ma soprattutto per cucinare, cosa che qua in Lombardia mi è completamente preclusa). I sabati di tipo due invece sono abbastanza una pacchia sotto un altro profilo. In primo luogo c'è un po' meno lavoro che venerdì, e soprattutto per via della consapevolezza di non avere impegni fissi mi dedico con una disposizione d'animo più simpatica alle mie attività disegnative. C'è addirittura il rischio che io veda delle persone il sabato, ma dato che ciò accade molto, molto, molto, molto di rado in genere sto chiusa in casa e mi godo il letto (non tanto per dormire, ma per stare seduta comoda. Qui nella casa di Seggiano non c'è un accidente di posto per star seduti comodi se non il mio letto, e se non riesco a stare seduta comoda non combino un cazzo. Sul serio, sono convinta che il mio cervello sia molto vicino al mio sedere, e ciò non va inteso in senso particolarmente dispregiativo, ma come semplice constatazione). A volte esco per le spese di carta (sotto il nome di 'spese di carta' va tutto quel capitolo del mio libro contabile che concerne gli acquisti legati al lavoro. Adoro fare le spese di carta, soprattutto per l'odore che c'è nei negozi di belle arti. La cosa che mi piace meno delle spese di carta sono i prezzi allucinanti e l'antipatia cronica della gente che ci lavora. Sono tutti degli stronzi micidiali con metri cubi di puzza sotto il naso. L'unico posto con della gente simpatica è Marchesi, a Parma ovviamente) e quindi perdo tutto il pomeriggio, perché non mi piace prendere i mezzi e quindi vado a piedi e ci metto molto tempo.
La domenica è un giorno per il mal di stomaco (che in realtà non dovrebbe chiamarsi mal di stomaco nel mio caso, ma 'mal di plesso solare', ma suona male ed è molto lungo da scrivere, quindi quel tipo di fastidioso dolore e sensazione di stringimento tipico degli attacchi d'ansia continuerà a chiamarsi mal di stomaco). In quasi tutti i tipi di domenica possibili ho mal di stomaco: se sono a casa verso le cinque del pomeriggio ho mal di stomaco perché so che a breve mi toccherà prendere il treno per tornare a Milano, e dato che ciò equivale al martirio e/o alla visione dei propri cari morti e scempiati, non mi va per niente di farlo. Dover lasciare un posto paradisiaco e isolato in favore di un posto dove non ci si può guardare attorno con calma perché se non si guarda in terra si rischia di pestare un'Himalaya di cacche di cane mi indispone in modo definitivo. In più la prospettiva di dover cambiare treno in Centrale e aspettare la coincidenza di maciulla i visceri.
Se invece siamo di fronte ad una domenica di tipo due, e quindi una di quelle dove c'è partita, il mal di stomaco inizia appena sveglia e si protrae sino al fischio d'inizio svariate ore dopo, per poi risolversi in una drammatica acutizzazione se gioco male (spesso) o in un piacevole dissolversi se gioco bene (di rado). La cosa peggiore di tutte è quando vedi che le compagne stanno giocando benissimo e si stanno dannando l'anima dall'impegno e tu non riesci a chiudere un solo placcaggio nel modo che vorresti e che quando ti fai le seghe mentali su quando sarai un giocatore della madonna ti viene tanto bene (io mi faccio tantissime seghe mentali prima di addormentarmi, su un sacco di cose e popolate dai personaggi più svariati, per predispormi a sognare cose piacevoli e cercare di evitare incubi angosciosi).
Vabbé, comunque.
Ho scritto moltissimo solo perchè volevo dire che il mercoledì è un giorno bruttissimo, perchè sto fuori casa circa 11 ore e ho materie orribili e angoscianti, perchè torno a casa stressata e incarognita e rischio di essere molto sgarbata con mia nonna.
Arrivo ad essere molto svogliata e anche se dovrei lavorare ancora, non lo faccio mai. Non combino una cippa e non disegno nemmeno, che è una cosa che in teoria dovrebbe mettermi di buon umore.
E arrivo quindi all'argomento che volevo trattare.
Avevo aperto questo blog con l'intenzione di metterci i miei disegni per farli vedere alle persone, anche se non sono un granché. Sta finendo che non ho nemmeno voglia di infilare il quaderno nello scanner per tirarli dentro nel computer e poi pubblicarli. Soprattutto, sta finendo che non sto più disegnando, non so perché e ci sto malissimo.
Mi stanno venendo delle idee carine che mi piacerebbe approfondire, mi piacerebbe provare delle tecniche, mi piacerebbe fare qualcosa che mi faccia fare la mia tipica faccia di approvazione.
E invece no.
Quindi colgo l'occasione di questo lunghissimo e noioso post per fare un buon proposito (si dice così? fare un buon proposito? boh) e ripromettermi di disegnare di più ed essere meno menosa.
Vedremo come va'.


1 commento:

  1. lalla è normale.è giugno ormai e ne abbiamo così piene le PALLE di disegnare, nel mio caso il cervello si rifiuta adirittura.mi sembra di essere regredita e di nn saper più tenere una matita in mano.ma sarà un pò come smaltire una sbronza (o un indigestione), limonata o cocacola e finalmente casucci...e quando si parla di CASA sai che ti capisco ;)

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